lunedì 22 novembre 2010

Lovely Sara

Il cartone animato Lovely Sara (tratto dal romanzo ”La piccola principessa” di Frances Hodgson Burnett) fu prodotto in Giappone nel 1985 (Shokojo Sarah il titolo originale), dalla Nippon Animation e trasmesso in Italia nel ’86. Lovely Sara (dai toni drammatici e commoventi) si conquistò un pubblico (di giovanissimi e non) che seguiva con accorata simpatia le tristi vicissitudini (spesso portate fino alle estreme conseguenze) della piccola Sara.
La storia ha inizio quando Sara, accompagnata dal suo adorato papà, lascia l’India (accogliente nido d’infanzia; mondo di gaia spensieratezza e fantasia), per recarsi in Inghilterra, presso il collegio per signore di Miss Minchin. In virtù della grande ricchezza del padre e al fine di consolidare il buon nome del collegio, la direttrice riserverà un trattamento privilegiato alla nostra giovane amica (che disporrà persino di un cocchiere, Peter, e di un calesse privato). Da subito Sara mostrerà d’essere una bambina gentile e generosa anche con le persone più umili e non appartenenti al suo stesso rango sociale (come Peter e Becky, giovanissima servetta del collegio). D’altra parte, a causa della sua straordinaria raffinatezza ed eccellente attitudine scolastica, si guadagnerà l’antipatia di Miss Minchin (messa involontariamente in ridicolo da Sara) e dell’invidiosissima Lavinia (che nel confronto con Sara appare goffa e inadeguata in tutto). Nonostante ciò la direttrice continuerà a trattare la nostra amica con riguardo, organizzandole perfino una splendida festa di compleanno (degna di una quasi principessa!), ma che si interromperà bruscamente da una tragica notizia: Sara scoprirà della morte del suo amato padre (in seguito a una grave febbre); d’essere rimasta sola al mondo e senza più un soldo (come risultava dal fatto che il padre aveva investito tutta la sua fortuna sulla improduttiva miniera di diamanti). Miss Minchin, furente per aver speso soldi invano (quindi vedendo sfumare il progetto di aumentare il prestigio del collegio), avrebbe volentieri cacciato Sara, lasciandola in balia del proprio destino; ma dietro timido consiglio della sorella, miss Amelia, e valutando che una simile azione avrebbe potuto minacciare la reputazione della scuola, decide di tenerla. Facendo di Sara una sguattera, le verrà riservato un trattamento durissimo. A questo punto bisogna aprire una breve parentesi per sottolineare che per Miss Minchin colleggio = obiettivo su cui è stato investito ogni giorno della sua vita, fatta di stenti e sacrifici. Che la direttrice abbia lavorato sodo, creando la sua scuola dal nulla, lo si comprende negli episodi finali. Ad uno sguardo più attento, se ciò non giustifica il suo spregevole comportamento, almeno rivela la complessità psicologica di tale personaggio: anche per miss Minchin la vita e stata dura e amara! Ma il suo passato, piuttosto che renderla sensibile di fronte ai più deboli, l’ha resa fredda e calcolatrice, vittima di non poche e frustranti contraddizioni. D’ora in poi la nostra amica patirà ogni sorta di maltrattamento e privazione; Sara costretta ai lavori più duri, patirà la fame e il freddo; verrà picchiata dagli inetti e mediocri Molly e James; subirà continui tentativi di umiliazione da parte di Lavinia, ora studentessa di riguardo (e noi aggiungiamo di ripiego…!). Tuttavia queste tristi vicende porteranno alla luce le straordinarie qualità umane di Sara: la sua forza d’animo e soprattutto la straordinaria generosità verso un mondo a lei prima sconosciuto: quello dei più deboli e umili. La vedremo spesso dividere una già misera porzione di cibo con Bechy e con dei topolini. Sara sopporterà i momenti più difficili grazie alla sua fervida immaginazione e riversando il suo bisogno d’amore, le proprie cure alla bambola-amica Emily (ultimo ricordo del padre).














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